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TERMO - La verifica dell'efficienza degli impianti

Le efficienze degli impianti sono indicate con i parametri ηH, ηC e ηW che rappresentano, rispettivamente, l'efficienza dell'impianto di riscaldamento, l'efficienza dell'impianto di raffrescamento e l'efficienza dell'impianto di acqua calda sanitaria.

In generale l'efficienza di un impianto, ai fini delle verifiche, è definita come:

 

η = Fabbisogno di energia termica / Fabbisogno di energia primaria totale

 

Sono, quindi, delle grandezze che coinvolgono tutti i parametri del sistema edificio-impianto, ovvero l'involucro, la generazione, l'emissione, la regolazione e le fonti rinnovabili. Non è possibile, quindi, individuare una strategia univoca per l'ottenimento della verifica ma spesso occorre agire su più aspetti.

 

Senza dubbio è molto utile migliorare i rendimenti di emissione, regolazione e distribuzione:

 

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Figura 1 – Impostazione rendimenti di emissione, regolazione e distribuzione

 

 

Inoltre si può valutare l'uso di generatori più performanti e verificarne il corretto dimensionamento:

 

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Figura 2 – Rendimenti di un generatore a combustione

 

 

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Figura 3 – Definizione dei dati prestazionali di una pompa di calore: impostazione dei COP

 

 

Inoltre è importante valutare attentamente i parametri dell'eventuale accumulo:

 

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Figura 4 – Definizione delle caratteristiche dell'accumulo

 

 

L'accumulo, infatti, è essenzialmente una perdita e, pertanto, è fondamentale indicarne correttamente la dispersione termica, nota anche come Kboll. Un buon accumulo ha un Kboll che va da circa 1.5 W/K a 3 W/K. In alternativa è possibile calcolare il Kboll indicando i parametri geometrici e l'isolamento ma, ovviamente, l'ordine di grandezza della dispersione risultante dovrà essere simile ai valori sopra indicati. Un altro parametro estremamente importante è la temperatura media dell'accumulo stesso. Questa non dovrebbe discostarsi molto dalla temperatura relativa al servizio per cui è destinato l'accumulo. Ad esempio: se si ha un accumulo per sola acqua calda sanitaria, occorre considerare che la temperatura di erogazione della stessa è fissata dalla norma a 40°C. Indicare una temperatura media molto più alta è uno spreco di energia ed è controproducente per le verifiche.

 

Un altro importante aspetto da valutare attentamente è rappresentato dagli ausiliari elettrici:

 

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Figura 5 – Esempio di ausiliari elettrici: ausiliari di emissione e distribuzione

 

 

Gli ausiliari elettrici sono dei campi generici previsti dalla norma per tener conto del consumo di eventuali dispositivi elettrici in ausilio al particolare servizio. Ad esempio, gli ausiliari elettrici della distribuzione possono essere delle eventuali pompe di circolazione, oppure gli ausiliari elettrici di emissione possono rappresentare il consumo di terminali quali i ventilconvettori. Gli ausiliari elettrici non sempre sono presenti e tali campi vanno compilati solo se effettivamente necessari altrimenti vanno lasciati vuoti.

 

L'efficienza di raffrescamento, infine, merita un approfondimento apposito. Occorre, innanzitutto effettuare una premessa: quando si dimensiona una macchina, la potenza viene scelta, ovviamente, in base al carico reale che può essere stimato con varie metodologie come, ad esempio, il Carrier-Pizzetti. In fase di calcolo prestazionale e per le verifiche di legge, invece, non si usa il carico reale ma quello standard determinato in base al capitolo 5 della UNI/TS 11300-1. Il problema sta nel fatto che il carico standard è sempre molto più basso di quello reale. Di conseguenza "sulla carta" è come se la macchina fosse sovradimensionata. Ovviamente, non è pensabile scegliere delle macchine di bassa potenza solo per ottenere le verifiche, perché poi nella realtà non si avrebbe una corretta copertura del carico effettivo e l'edificio non verrebbe raffrescato adeguatamente. Il dimensionamento della macchina, quindi, deve essere sempre fatto in base alle esigenze reali mentre, per risolvere il problema delle verifiche, un grande aiuto viene dai valori di EER ai carichi parziali. 

 

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Figura 6 – Definizione degli EER di una pompa di calore

 

 

L'EER, infatti, tende a crescere al ridursi del fattore di carico e questo permette di compensare il problema del teorico sovradimensionamento.

 

 

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